Oltre la formula.

 


"Due popoli, due stati". Si tratta di una formula ricorrente ai nostri giorni. Quasi consolatoria. Buona, in teoria, ad accontentare tutti e, in pratica difficilmente realizzabile. Perché, per avere "due popoli e due stati", sarebbe necessario che Israeliani e Palestinesi si riconoscessero reciprocamente (come già fecero un tempo) nell' ambito di un negoziato. Che i due popoli manifestassero disponibilità a sviluppare, se non rapporti di collaborazione, almeno relazioni di buon vicinato. Cosa questa che risulta  assai difficile, a causa della  lunga scia di sangue che segna un rigido confine fra le parti. Si tratta, chiaramente, di una storia di "disamistade",  da lungo tempo sospesa. Costellata di errori, posti in essere da potenze in cerca di egemonia e controllo sul territorio oltre che dagli stessi Palestinesi ed Israeliani. Che può essere risolta solo da  mediatori internazionali realmente autorevoli e capaci. Il più possibile non condizionati da interessi di qualsiasi natura e  mossi a ricercare, con tutte le loro energie,  una soluzione oggettivamente difficile da trovare. Equa ed accettabile da entrambe le parti. Queste, dal canto loro, dovrebbero collaborare fattivamente al buon esito della mediazione. Si può dunque fissare un obbiettivo. Parlare di  pace e anche di "due popoli e due stati." Ma le dichiarazioni di intenti e i buoni propositi, ammesso che ci siano davvero, devono essere  sempre confermati da una ferrea volontà.

Nella foto introduttiva: Bill Clinton, Yitzhak Rabin, Yasser Arafat. Conclusione degli accordi di Oslo del 1993.







Commenti

  1. Israele non vuole che venga creato lo stato di Palestina, ma vuole la morte di tutti i palestinesi.

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    1. Anche i Palestinesi stentano a riconoscere Israele. E' questo reciproco atteggiamento negativo che contribuisce a tenere lontane le parti e ad impedire il negoziato. Sarebbe cosa buon ritornare allo spirito degli accordi di Oslo del 1993, con accordi consoni ai tempi attuali. La stretta di mano tra Rabin e Arafat ci ricorda che questa"disamistade" può e deve essere superata. Con buona volontà da entrambe le parti.

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  2. Sono d'accordo. Ci vuole una mediazione autorevole. Qualcuno superpartes che disegni confini definitivi e metta spalle al muro questi due contendenti capricciosi (eufemismo).

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    1. Purtroppo non ci sono personalità autorevoli e illuminate in grado di trovare il bandolo per risolvere questa situazione. Ci si sofferma sulle ragioni dell' uno o dell' altro incartandosi nella ricerca del torto e della ragione che, a seconda dei casi, possono anche fare il gioco di potenze limitrofe e a volte lontane. Ci vogliono mediatori colti, intelligenti, abili, scaltri, muniti di buon senso. Realmente interessati a ripristinare la pace, a dare una terra a entrambi i contendenti e non a dare ragione a chi conviene, sfavorendo chi ha meno carte da giocare al tavolo.

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  3. Homo homini lupus; anche in Italia c' è chi specula sulle divisioni v. autonomia differenziata. Naturalmente come nel brano di De Andrè le divisioni creano altre inimicizie ed io per esempio sono stufo di contribuire a pagare con le mie tasse le laute prebende di parlamentari che fanno le leggi e poi ammettono di avere fatto porcate,che appena aprono bocca provocano morti e scontri e che si alleano coi politici più efferati in campo internazionale. A questo punto tali divisioni possono sfociare nel separatismo e peggio. Perché non sarebbe difficile pagare le tasse solo per la propria terra ed espropriare i beni di quelli che l'hanno sfruttata per poi andarsene al momento opportuno.

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    1. Questa ed altre situazioni si incancreniscono quando ci son politici che, per mantenere il loro straccio di potere, appoggiano ora Putin, ora Orban e, nel caso specifico, prendono parte per l' improponibile e folle Nethaniau o dimenticano i crimini di Hamas del sette ottobre. L' incapacità e gli interessi dei politici di tutte le potenze e anche della nostra Italietta (che nella fattispecie conta come il due a briscola) contribuisce a fare in modo che non si giunga ad una soluzione. Non è parteggiando per l' uno o per l' altro e incrementando le ragioni del dissidio che si va incontro ad una soluzione. Una soluzione si trova stabilendo un dialogo, costruendo ponti, abbattendo barriere. Non certo soffiando sui venti che alimentano il fuoco della controversia. Mediatori autorevoli e disinteressati non ne vedo. Ecco perché questo conflitto che, come dimostra l' immagine, ha visto importanti tentativi di risoluzione, sembra oggi assai difficile da governare e chiudere.

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  4. ...ostilità ataviche, che vanno avanti in un tempo infinito, creando dolorosissime conseguenze anche a gente inerme. C'è da augurarsi che "qualche autorevole voce", trovi un valido compromesso, che metta a tacere queste ossessionanti diatribe.

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    1. La situazione è difficile. La speranza e la buona volontà non devono comunque venir meno. Proprio per questo ho scelto di illustrare il post con un' immagine storica che descrive un momento di incontro e distensione nei rapporti. Anche se quella situazione è purtroppo superata, l' immagine ci deve ricordare che il dialogo va ripreso e non deve mai cadere.

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  5. Tu Fabio giustamente dici servirebbe "che i due popoli manifestassero disponibilità a sviluppare, se non rapporti di collaborazione, almeno relazioni di buon vicinato. Cosa questa che risulta assai difficile, a causa della lunga scia di sangue che segna un rigido confine fra le parti." In effetti questa come molte altre questioni che riguardano i rapporti tra due Stati non sono di facile risoluzione e soprattutto recentemente quello che manca proprio è il desiderio di arrivare ad una soluzione, anche temporanea (che comunque in quanto temporanea sarebbe non ottimale) Andiamo di male in peggio, purtroppo

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    1. Lo stato dei fatti induce al pessimismo e, sicuramente, non ci sarà un "cessate il fuoco" sin tanto che l' ultimo degli ostaggi catturati da Hamas non sarà liberato. La reazione di Israele all' attacco proditorio di Hamas poteva anche considerarsi legittima. Tuttavia è risultata sproporzionata nei metodi e per la violenza indiscriminata esercitata nei confronti del popolo palestinese.Continuano poi ad esserci potenze limitrofe che, dal canto loro, persistono nell' attizzare il fuoco per avere il maggior controllo possibile sulla regione.Non se ne uscirà di certo in breve tempo. Ammesso che una via d' uscita diplomatica esista e sia realmente praticabile.

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  6. Purtroppo Nethanyau non vale un'unghia di Rabin, è solo un cane arrabbiato che trova più divertente ringhiare e mordere piuttosto che stare in pace coi suoi vicini. Hamas trae forza proprio dall'ostinazione dell'attuale premier israeliano che senza neppure più nascondersi ha detto apertamente che non riconoscerà mai uno stato palestinese e non ha alcuna intenzione di far sgomberare i coloni abusivi nei territori occupati.

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    1. Nethanyau, come direbbe Buzz Lightyear (Toy Story) è "uno strano e triste omuncolo" , uno che più che governare uno stato starebbe meglio in un mattatoio (con tutto il rispetto per i macellai) . Il classico elefante nella cristalleria. Ha trasformato l' attacco in risposta dell' aggressione di Hamas in una rappresaglia. Non è uomo che può portare alla pace . Resta il fatto che Hamas, spinta anche dall' Iran, ne ha approfittato per seminare vento . Poi è toccato al popolo inerme di Palestina subire le conseguenze della inevitabile tempesta .

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  7. Purtroppo si va per slogan, un caso più recente ma altrettanto drammatico è quello dell'Ucraina: tutti dicono di volere la "pace", ma ciascuno ne dà una definizione diversa...

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    1. E' vero. Ognuno si costruisce un concetto di pace a suo uso e consumo e proprio perciò, perché si va alla ricerca di una pace utile a qualcuno, di una pace fasulla che alla fine si continua a morire. Questo vale per il medio oriente ma anche per l' Ucraina.

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  8. Comunque credo che la soluzione sia solo quella dei due stati. Ma qui c'è un odio che va avanti da secoli e non c'è nessuna volontà di cercare la pace, piuttosto c'è un desiderio di sterminio e, fino a che prevalgono i desideri di distruzione, non si potrà mai arrivare a un accordo di pace. Ma la stessa cosa vale per l'Ucraina, io non ci vedo nessun desideri di pace !! Forse dei mediatori, superiori ad entrambe le parti potrebbero mediare verso un accordo ma la vedo dura. Vedo solo odio e vendetta e non so come si potranno fermare questi conflitti. Saluti cari. Buona giornata.

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    1. Ci sono, purtroppo, molti indizi che inducono al pessimismo e mancano le personalità capaci di istruire un negoziato e portarlo a buon fine. L' opinione pubblica internazionale deve spingere affinché questo stato di cose cambi, utilizzando la sua posizione di terzietà per trovare punti di incontro e non ulteriori ragioni di allontanamento fra le parti.

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  9. Questo governo di ultradestra in Israele, non vuole la pace, anzi l'esatto contrario.

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    1. Il fatto stesso che Nethanyau abbia reagito in modo sproporzionato all' aggressione di Hamas, colpendo anche la popolazione inerme palestinese dimostra la sua pessima volontà. Dal canto loro, i Palestinesi dovrebbero liberarsi dalla nefasta influenza di Hamas.

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  10. La storia di quel "pezzo di mondo" si perde nella notte dei tempi. Il buon senso opterebbe per due Stati ma sappiamo che sarà ben difficile che si arrivi a questo. Come primo passo mi auguro che finisca immediatamente la sofferenza di quel popolo martoriato e che gli ostaggi ritornino a casa.
    sinforosa

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    1. Hai ragione sono situazioni in cui conviene fare un passo alla volta, poi magari, col tempo, gli uomini ragioneranno sull'assurdità di quanto sta accadendo. Bisognerà andar per gradi. Il primo passo, per certo, è la liberazione degli ostaggi. Senza è illusorio sperare in un "cessate il fuoco".

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  11. Mi permetto una disamina un po' elaborata e ti ringrazio sin da ora per lo spazio.

    Ricordo bene gli accordi a cui fai riferimento (e anche gli accordi successivi) che videro Yasser Arafat accettare il nuovo patto. Fra i vari punti dell'accordo di pace c'era un fatto importante quanto il riconoscimento dei due sati. E cioè: Israele restituiva il 90% dei terreni occupati al governo di Arafat. Una proposta, storicamente, considerata impossibile negli anni precedenti. Pochi giorni dopo la firma lo stesso Arafat disse pubblicamente che c'erano altre fazioni palestinesi totalmente contrarie a quell'accordo (Israele non deve esistere, in sostanza). Arafat stesso iniziò ad avere paura per la sua vita. Era malato alla firma dell'accordo e le ipotesi sono parecchie: malattie virali di vario genere, cancro, leucemia sino ad arrivare a citare l'Aids.

    Dopo la sua morte i dubbi su un suo avvelenamento erano parecchi tanto che la moglie (Soha Arafat) più volte disse che aveva il fondato sospetto che suo marito sia stato avvelenato...e in effetti tempo dopo un Istituto di Ricerche di Losanna in Svizzera dopo aver analizzato gli indumenti di Arafat trovò tracce di polonio radioattivo (18 volte superiore al normale) sui vestiti e sullo spazzolino da denti...

    In definitiva cosa voglio dire, come dicevi anche tu in un commento qui sopra non ci sono le persone super partes, personalità autorevoli possibilmente NON coinvolte nella disputa, che possono riuscire anche solo a ideare un accordo di pace fra le parti, per il semplice motivo che entrambe le parti si odiano, anche se non tutti i Palestinesi e non tutti gli Israeliani vogliono la guerra. Prevale il famoso "Occhio per occhio"...e così "Il mondo diventa cieco" disse Gandhi.

    Vedo giornalmente su vari mass media le contestazioni di molti Israeliani (soprattutto parenti delle vittime e di coloro che sono ancora oggi in ostaggio) contro Netanyau e il suo governo ma l'ostinazione sulla guerra è tremenda, un dramma assurdo che non risolverà nulla e potrà solo peggiorare la situazione.

    Infine (come avevo detto in un post sul mio blog tempo fa) se parli di pace vieni trattato come un pusillanime, se osi anche solo mettere in discussione Netanyau e il suo Governo (quindi non Israele in quanto Stato che per me ha diritto di esistere come i Palestinesi) vieni "marchiato" come antisemita, se osi schierarti contro il massacro del 7 ottobre scorso sei malvisto in quanto avversario dei Palestinesi...È questo il problema e il pericolo di fondo che al momento si intravede: LA RESA DEI CONTI, oppure "O con me o contro di me".

    Un salutone e alla prossima

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    1. Ti ringrazio. Non preoccuparti per la lunghezza del tuo intervento. Lo spazio destinato ai commenti è tutto vostro e quindi sta a voi disporne come credete. Del resto il post è una proposta di dialogo che resterebbe fine a s'è stessa se non si sviluppasse coi vostri interventi. Penso anch'io che uno dei tanti ostacoli che impediscono la risoluzione della controversia sia proprio l' incartarsi in quella che chiamiamo "logica del muro contro muro." Noi, che non siamo parte in questo conflitto, possiamo dare il nostro contributo proprio superando quel modo di ragionare. Evitando di screditare ora con accuse di pavidità, ora con accuse di antisemitismo e altre con accuse di filo sionismo chi cerca di dir la sua su un tema assai difficile per tutti. Se si prende una posizione netta a vantaggio dell' una o dell' altra parte si rischia solo di attizzare il fuoco e non certo di alimentare speranze di pace. Credo sia interessante, per approfondire l' argomento, la lettura del n.10 del 2023 della rivista Limes, intitolato "Guerra grande in Terrasanta ."E' un testo che consente di abbracciare tutta la complessità della questione e di comprendere quanto sia difficile giungere ad una soluzione equa e condivisa. Anche a te un salutone e, a presto.

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  12. Sarà una formula ms è clinica seria e civile soluzione

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    1. Al momento è una formula ma, proprio perché è la soluzione più seria e civile che possa esserci, deve essere sviluppata. Con tutto l' impegno delle parti in causa chiamate entrambe, per forza di cose, ad accettare quei compromessi sempre necessari per addivenire ad un accordo.

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  13. Si troveranno mai due mediatori culturali veramente autorevoli e capaci di trovare una soluzione per la pace? Attualmente non se ne vedono. Inoltre, sono talmente tanti anni che questa guerra è in atto, che le parti in causa non danno più retta a nessuno, proseguendo nel loro muro contro muro con testarda determinazione. La speranza però è sempre l'ultima a morire. Speriamo!

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    1. Il livello della politica mondiale è abbastanza scarso. Fanno buona testimonianza di ciò i battibecchi tra Biden e Putin, l' atteggiamento guerrafondaio di Nethanyau, l'assenza di mediatori palestinesi che si avvicinino almeno un po' alla lungimiranza
      di Arafat e pure le sparate di Trump e la manifesta pochezza dei leader europei. Molte potenze (compresa la Cina) sguazzano in questo caos generale. Nonostante tutto, smettere di sperare sarebbe come rassegnarsi definitivamente ad un destino non grato.

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