Malamore.

 


"Io che non vivo più di un'ora senza te... Non vivo più senza te... senza te morirei..." Pensieri che esprimono una costrizione morale, un assurdo senso del possesso che niente ha a che vedere con l' amore. Quante volte abbiamo sentito queste parole. Le abbiamo cantate senza troppo pensare. Senza renderci conto di quanto sia insidioso e tirannico quel "sei mia" urlato ossessivamente. A viva voce. Versi che inconsciamente evidenziano il lato oscuro di una personalità. Di una mentalità arcaica mai superata. Che creano alibi, improbabili giustificazioni e persino ricatti. Purtroppo non "sono solo canzonette" e... l'uccisione di Giulia ha messo tutti noi davanti ad una tragica realtà. C'è  una manomissione della parola amore nel modo di parlare di troppi uomini. Espressioni che ritroviamo nel repertorio di canzoni vecchie e nuove. Ma anche nel frasario di chi, troppo spesso, traduce il suo primordiale senso del possesso in violenza.  Modi di dire che sarebbe necessario abbandonare per sempre. L' indignazione e lo sgomento, dopo quanto è successo, son chiare ed evidenti. La speranza è che sia autentica e sincera, in tutti noi, la volontà di cambiare.

Nell' immagine introduttiva: Alfeo cerca di rapire la ninfa Arethusa.

Commenti

  1. È proprio così: una mentalità subdola e strisciante di cui nemmeno ce ne accorgiamo... "Sei mia" è forse la cosa più lontana dall'amore che si possa dire.

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    1. Certo. Il vero amore deve contemplare anche la rinunzia, la rassegnazione. L' accettazione della volontà della persona che diciamo di amare e che, dal canto suo , non intende intraprendere o proseguire una relazione. Dove c'è costrizione sicuramente non c'è amore.

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  2. Tante volte dietro il cosiddetto "amore" si cela il semplice amor proprio: come osa quella persona immaginare un fururo senza di me, magari perferirmi un altro?

    È da pensieri come questo che nasce la violenza.

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    1. E' vero. C'è della presunzione, della supponenza e anche una prepotenza inusitata. Esser rifiutati o respinti è possibile. Bisogna saper accettare questa evenienza ma, nel mondo prevaricatore in cui viviamo, non è ammessa la rassegnazione. Non si vuole comprendere che anche l'accettazione dell'insuccesso può porsi come occasione di crescita personale.

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  3. Ecco, citando il refrain di inizio articolo: ".. senza te morirei.." , se proprio non si risolve, che almeno si devii la violenza esclusivamente verso se stessi. Ti uccido? No, mi uccido. Se qualcuno deve morire, allo stato attuale delle cose, meglio che ti ammazzi tu, maschio. Ovvio siamo all'iperbole, ma se devo scegliere..

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    1. Infatti l'assassino scarica sulla vittima le sue frustrazioni. Quel "senza te morirei" sarà sempre in puro ricatto.

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  4. Il sentimento del possesso non diventerà mai amore.

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  5. Certi comportamenti per me sono patologici e queste patologie non sono mai state prese in considerazione; anzi nei vari ambienti ( come ad es. quello del ballo) la figura del "macho conquistatore" invece di essere denigrata,viene esaltata. La cosa più insopportabile è che anche qualche donna si rende complice di certi comportamenti di sopraffazione esponendo solo il solito "femminismo" di maniera che non risolve i problemi,anzi finisce col trascurare l'essenziale rispetto dovuto ad ogni persona e quindi a tutte le donne. Il caso di oggi secondo me ha qualcosa di simile con quello di Garlasco: a volte l'eccessiva competitività anche negli studi stravolge le menti più fragili anche dei giovani.

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    1. Il problema investe componenti svariate. C'è il lato psicopatologico, probabilmente mai considerato adeguatamente dalla famiglia e ridotto a "scoppio improvviso di una vena" a scopo di difesa processuale e il lato educazionale, ambientale e sociale. Viviamo in una società in cui maschilismo e machismo sono alimentati anziché scoraggiati, in cui la mitezza d'animo è spregiata e tacciata di debolezza. C'è, come direbbe il Commissario Ingravallo ner "Pasticciaccio Brutto de Via Merulana" una serie di "causali convergenti " e... anche in quel romanzo di trattava, già nel 1927, di femminicidio.

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  6. Concordo con tutto quello che scrivi, e aggiungo. Dobbiamo insegnare alle ragazze, alle donne, a capire i messaggi di pericolo prima, quando un fidanzato ti ricatta che senza di lui non puoi uscire con le amiche, o quando ti controlla o ti umilia. Scappare e scappare. Magari segnalare ad un genitore, un adulto che può aiutarti e consigliarti. Perchè il problema è questo, E' l'indifferenza di chi è intorno, sa e non pensa di intervenire per difendere e proteggere. C'è tutta una società da cambiare. Elisa

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    1. Hai ragione. E' tutta la società nel suo complesso che andrebbe rivista, corretta e magari cambiata. E' una missione difficilissima e perciò, alla fine del post, auspico un'autentica volontà, da parte di tutti, di voler risolvere davvero un problema che ci trasciniamo da tempo immemorabile. Occorre educare alla percezione del pericolo, saper dare con decisione il consiglio di troncare una relazione tossica o di non frequentare un certo ambiente. Per altro verso, chi riceve il consiglio, deve saperlo cogliere e mettere in pratica senza farsi prendere dalla pietà o dal timore di ferire lo "spasimante" respinto. La società oggi sembra richiedere, a viva voce, soluzioni al problema ma, chi preposto a ciò per funzione istituzionale e/o politica sarà in grado di trovare rimedi adeguati sotto tutti i punti di vista? Continuerà ad esserci sempre una pressione dell' opinione pubblica volta a realizzare l'auspicato cambiamento? Questo non lo so ma le tante vicende pregresse non mi rendono ottimista.

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    2. Effettivamente come dici tu come fa una società a cambiare ???!!... Chi controlla?!! La volontà deve essere espressa con decisione. Iniziamo dalle scuole si, ma anche in famiglia ci deve essere informazione e intervento. E con le separazioni attualmente non ci sono più due genitori a gestire la problematica, ed e' molto difficile affrontare gesti di aggressività da soli.

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    3. La complessità del problema è davvero spaventosa. Di certo ci saranno articoli sui giornali, post sui social, dibattiti sui media. Quel che importa è che la pressione dell' opinione pubblica sia sempre forte. Poi istituzioni e politica devono fare la loro parte. Se no, saremo sempre al punto di partenza.

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    4. si ma da sempre i nonni e i parenti che di fatto devono crescere gli orfani (che spesso hanno addirittura assistito alla morte della madre da parte del padre - con le dovute conseguenze) sono lasciati soli ad affrontare anche economicamente queste tragedie... si facesse una legge ad hoc intanto... invece di fuffa

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  7. Il possesso, la violenza e la mancanza di rispetto, non è amore.

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    1. L' amore implica libertà di scelta, dedizione e rispetto. Gioia e non gelosia per i successi del partner, vicinanza nel dolore. Costrizione, ricatto morale e mancanza di rispetto, appunto, son tutto il contrario dell' amore.

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  8. È inconcepibile che non si riesca ad isolare “i bravi ragazzi”ovvero le merde che considerano la donna una loro proprietà come se fosse un oggetto e se non riescono a sopraffarla la uccidono.
    Ciao buona giornata
    enrico

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    1. Proprio il fatto che vengano classificati a priori come "bravi ragazzi" è una mistificazione, un alibi precostituito. Tanti comportamenti precedenti sono spesso occultati anche per giustificare chi avrebbe dovuto vigilare e non lo ha fatto. Sfuggono per coperture familiari o amicali. Perché troppo spesso, nella nostra società, si fa finta di non vedere.

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  9. C'è anche da dire che la canzone che citi appartiene letteralmente a un'altra epoca, quando questo genere di mentalità era più diffuso e anche considerato "legittimo". La cosa preoccupante è ascoltare i testi di certa musica "crap" (sarebbe in effetti "rap", ma se conosci l'inglese avrai compreso il senso del mio lapsus), testi scritti da ragazzi molto più giovani di noi, ragazzi di questo mondo di oggi, che parlano delle donne come di oggetti di consumo e di loro proprietà.
    Questo sì che è inquietante.

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    1. In effetti la prima citazione risale al 1965, la terza al 1975 e la quarta...al 2012. A quanto pare i giovani rinnovano con le loro canzoni vecchi schemi rendendoli anche più odiosi. Segno evidente che è davvero difficile cambiare se non si interviene in modo deciso su educazione e società. Certo. Quel che preoccupa , aldilà delle canzoni, è che certi modi di concepire il rapporto fra donne e uomini purtroppo persistono.

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  10. Alcuni individui hanno insita la violenza, e insanabile aggressività, che "scaricano" su altri esseri indifesi, in genere donne, e poi non vengono puniti, a sufficienza ,e non portano a termine gli anni di pena assegnati dal giudice.
    Buona serata Fabio

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    1. E' vero. Anche l' incertezza della pena incide. Son dell' idea che certi individui che hanno commesso così efferati delitti dovrebbero sempre scontare per Intero la loro pena. Senza remissione alcuna. Invece vien sempre trovato qualche cavillo per tirarli fuori.

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  11. Noi donne dobbiamo smettere di fare le crocerossine, pensando di cambiare gli uomini violenti. I sensi di colpa poi sono tremendi e se sei buona d'animo... è finita. Dobbiamo reagire, interpretare i segnali per salvarci ed essere di esempio per le nostre figlie.

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    1. Giustissimo. Non ci si deve fare impietosire né cercare di redimere chi proprio non si può o non si vuole redimere. Persistere in una relazione tossica è pericoloso. Non ci si può intestardire a combattere una battaglia persa in partenza.

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  12. Canzoni che abbiamo cantato e ricantato senza pensare al senso delle parole, ora quelle parole sono diventate segnali di pericolo ! Indicano un possesso che si trasforma in violenza, quando l'altro si ribella .. Giulia aveva segnalato il suo disagio, il suo desiderio di non vedere più Filippo, aveva chiesto aiuto alle amiche, non sapeva come comportarsi...Troppo tardi !!! Giulia si è lasciata impietosire da Filippo, era una persona buona e lui ne ha approfittato !! Speriamo che sia di esempio e insegnamento per chi si trova nella stessa situazione di Giulia !!! Cari saluti.

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    1. Purtroppo l'aiuto delle amicizie (come questa vicenda dimostra) non è sufficiente. Occorre che la famiglia consigli le figlie in modo da indurle ad essere decise e troncare di netto certe relazioni. In questi casi l'essere determinate è fondamentale. Un caro saluto a te.

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  13. Il pensiero di GUS è la sintesi perfetta di quello che penso anch'io

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