Darsi del Tu

 



Capita spesso, quando son seduto allo sportello per svolgere la mia attività di cassiere di banca, che un cliente, anche più giovane di me di trenta o quarant'anni, mi si rivolga con questo tono: - Fammi un bonifico - e poi - dammi anche il saldo e i movimenti sul conto.-  Dentro di me sento di non gradire questa arbitraria presa di confidenza. Tuttavia abbozzo e tiro innanzi. Ritengo comprensibile il tu fra colleghi oppure in un contesto sportivo e, a maggior ragione, fra vecchi amici. Lo ritengo inopportuno in qualsiasi rapporto d'affari e lavoro e, in ogni caso, di scarsa confidenza. Diceva Umberto Eco: "Darsi sempre del tu è una falsa familiarità che rischia di trasformarsi in un insulto." Personalmente credo sia scortese dar del tu ad una persona più anziana, senza il suo consenso, oppure a chi ci dà del lei o, ancora, al cameriere che ci serve al tavolino e pur sta lavorando. Così, tra un tu, un senti e un fammi, vado avanti ma son d'accordo con chi afferma che "se tornassimo ad accettare il lei come la forma base della conversazione, apprezzeremmo di più il tu."

Sequenza fotografica introduttiva tratta da "Una Ballata del Mare Salato" di Hugo Pratt.

Commenti

  1. Un segnale negativo dei nostri tempi,ma ogni periodo ha sempre avuto comportamenti detestabili.

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  2. Oggi, sul Cor-Sera c'era un bell'articolo di Aldo Cazzullo che mi ha spinto a scrivere questo post e del quale ho condiviso la conclusione. Il giornalista racconta che Francoise Mitterrand concedeva il tu solo ai commilitoni che avevano condiviso con lui la prigionia, che Jacques Chirac appellava la moglie col voi e che pure Agnelli e Romiti, nel loro lungo rapporto professionale, si son sempre dati del lei. Dal canto mio, offro l'esempio di Corto Maltese e del Capitano Slutter. Reciproca stima ma distanze mantenute.

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  3. In questo periodo si sono persi tanti valori.

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    1. Concordo e... ho in mente di parlare presto dei tempi moderni e dei rapporti fra passato e presente.

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  4. il tu o il lei è molto legato al contesto. Possono essere entrambi un po' offensivi se usati a sproposito. Credo che l'educazione (o la diseducazione) siano dietro all'uso del tu o del lei. Nella persina che li pronuncia.

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    1. È vero. Se il tu può essere utilizzato per sminuire, per dire siamo sullo stesso piano quando non lo si è , per ragioni di età o per il tipo di rapporto in corso, anche il lei può essere utilizzato in tono ironico o, peggio ancora, beffardo. L'assenza di malizia e il rispetto della volontà del nostro interlocutore, credo, siano fondamentali nell'ambito di un rapporto corretto. Il lei deve essere una forma (non un mero formalismo) che denota rispetto e distanza e... distanza significa mancanza di confidenza e non senso di superiorità.

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  5. Anche tu ti fai pagare a commento o a mail ?

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  6. Trovo anch'io che il TU imposto non sia piacevole ma è frutto oggi di un modo di fare più informale dettato dai social ma chenon dovremmo esportare nella vita reale imponendolo.

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    1. Infatti. C'è luogo e luogo e molti non colgono più la differenza tra vita reale e social e si comportano come se fossero sempre in un social.

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  7. Potrebbe risolvere i problemi se non fosse che poi, a pochi, sarebbe riservato il sir o il lord.

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  8. Chiedo sempre che mi si rivolga la parola con il "tu" ma sono vecchia maniera e uso spesso il "lei" con chi è piu anziano e con chi non ho confidenza. E' questione di buona educazione, questa sconosciuta!

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    1. Concordo. Anch'io istintivamente mi comporto con gli altri come te. Il passaggio dal lei al tu lo lego sempre ad una confidenza che cresce.

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  9. Sono contento di questo intervento su tu/lei. Non ero abitiato ma adesso a quasi 80 'anni mi sento appellare col tu. Incominciavo a sentirmi vecchio in una società giobane. I vpstri cpmmenti ristabiliscono un criterio di educazione piu' raffinata e ne sono contento

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    1. Gli usi e i modi cambiano e, a volte, pensiamo noi di non esser giovani perché non ci adattiamo alle novità. La verità è che siamo liberi di adattarci o meno, di accettare o meno i cambiamenti. Siamo liberi di non subire e scegliere le modalità del rapporto. Non per questo dobbiamo sentirci vecchi. Anzi, forse si è pure più giovani nell'animo di chi, invece, è solo giovanilista.

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  10. Io sono abituato a dare del lei in contesti formali, a volte mi capita addirittura che mi invitino a dare del tu e io però, quasi per riflesso condizionato, continuo a dare del lei due volte su tre quando mi rivolgo a quella persona (che puntualmente mi ripete: "ma dammi dal tu, dai!").
    Credo che sia opportuno mantenere questa variante lei/tu, non per snobismo ma perché anche gli aspetti formali hanno la loro importanza.

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    1. Le forme denotano le caratteristiche del rapporto. Ci aiutano a capire in che contesto ci troviamo e cosa il nostro interlocutore si aspetta da noi. Ci aiutano a esprimere quel che noi desideriamo dagli altri. Esiste un formalismo pratico che denota scelte, decisioni e comportamenti importanti. La scelta fra il tu e il lei rientra in questo tipo di formalità, non è un mero formalismo fine solo a sé stesso.

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  11. La tua descrizione non mi meraviglia. Mi hanno fatto lavorare fino a 67 anni e i clienti entravano, non salutavano e iniziavano a comandare. A volte facevo dei veri monologhi, buongiorno, arrivederci, buona giornata. E se non vedevano il dottore (uomo) mi dicevano: non c'è nessuno? Dare del tu senza essere concordato è maleducazione e spesso mancanza di rispetto. Buona giornata.

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  12. Molti italiani sono spocchiosi anche per via di quei quattro soldi che gli ballano in tasca. Purtroppo il ruspantismo nostrano imperversa e sembra difficile uscirne.

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  13. Io penso che si deva dare del lei nel lavoro ma devo dire che io a volte inizio con "lei" e finisco con il "tu". Il più delle volte dipende dell'atteggiamento dell'interlocutore.

    Ciao,
    podi-.

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    1. Son d'accordo: dal lei al tu la sequenza è giusta. Il tu subito è troppo precipitoso.

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